1920 I FRANCOBOLLI RICORDO CON TASSELLO FIUME D’ITALIA

27/03/2021 EMOROSO OLIVIERO Emissioni

1920 I FRANCOBOLLI RICORDO CON TASSELLO FIUME D’ITALIA ovvero, una rara emissione ancor oggi oggetto di studio.

 

Ai tempi dell’impresa di Fiume un’autorevole fonte, il Dunau Post Katalog, edizione 1921, avvertiva che il nuovo “Stato” di Fiume pagava i propri pubblici impiegati quasi esclusivamente con i proventi delle numerose emissioni speculative di francobolli.

L’emissione provvisoria realizzata sovrastampando i francobolli ungheresi in uso prima dell’occupazione interalleata ne era stato un esempio eclatante; successivamente erano seguite diverse emissioni postalmente non sempre necessarie.

Nonostante le polemiche e le numerose critiche, tuttavia, in Italia ed in Europa il successo filatelico delle emissioni fiumane era più vivo che mai.

Durante l’occupazione legionaria, poi, la gravissima crisi economica che attanagliò la città circondata dal blocco militare disposto dal Governo italiano, rendeva l’economia ancor più dipendente dalla produzione filatelica e dal relativo commercio.

Nel luglio 1920, sul Bollettino Ufficiale anno I n. 24 del 2.7.1920, comparve il seguente comunicato del Comando Fiume d’Italia:
“Un francobollo ricordo – Il Comando della Città di Fiume metterà in vendita poche migliaia di esemplari di un francobollo simile al modello che sarà prossimamente adottato (n.d.r.: il modello di prossima adozione è quello dell’emissione dei francobolli “Legionari” con tassello Poste di Fiume) ma che per essere privo della dicitura Posta di Fiume non può avere corso postale. Di conseguenza esso viene ususfruito come francobollo-ricordo ed il ricavo verrà devoluto ai fini dell’impresa.

La serie di quattro tipi è posta in vendita al prezzo di lire 50.
Il Capo di Gabinetto 2. F.to Mario Sani”  (fig. 1)

Sulla base delle premesse potremmo aspettarci che frotte di collezionisti si fossero precipitati agli uffici del Comando per acquistare queste preziose gemme filateliche.

Ma l’iniziativa fu un flop!

Riflettiamo, infatti, sui contenuti del comunicato di presentazione dei francobolli ricordo.

Vennero posti in vendita presso il Comando dannunziano e non agli uffici postali, non ebbero valore postale e la serie, il cui facciale è di soli 60 cent. cent. aveva un costo di ben 50 lire.

Ecco spiegato in due righe l’insuccesso dell’iniziativa e del perché reperire oggi questi valori allo stato di nuovi è estremamente difficile.

Le stesse motivazioni, ovvero l’esigenza di emettere valori filatelicamente appetibili, in modo da consentire un adeguato risultato economico, spiegano anche  il perché sopravvenne la necessità di modificare il tassello “Fiume d’Italia” in “Poste di Fiume”. (fig. 2)

Fuorviati da un articoletto comparso sul Corriere Filatelico del 1° novembre 1920, i maggiori cataloghi filatelici considerarono i francobolli senza indicazione postale mai emessi per ragioni “politiche”; l’Amministrazione fiumana avrebbe deciso di evitare reazioni negative da parte degli alleati, già orientati ad escludere l’annessione della città all’Italia.

La spiegazione, come ho più volte avuto occasione di osservare, è risibile, dal momento che l’Amministrazione dannunziana era costituita da uomini che dell’unione all’Italia avevano fatto la ragione di un’occupazione militare.

Controprova ne è il timbro, riportante la scritta “Fiume d’Italia”, che annulla proprio la serie corretta con il tassello Poste di Fiume (fig. 3).

Come noto, i quattro francobolli, da 5, 10, 20 e 25 cent rispettivamente in verde, carminio, ocra e indaco vennero riutilizzati come marche da bollo con apposite sovrastampe, o inceneriti (fig. 4, 5, 6); del valore da 20 cent., utilizzato anch’esso per uso fiscale, privo di sovrastampa, si salvò una maggiore, seppur modestissima, quantità (Fig. 7).

Tralascio dal dilungarmi nello studio dei soggetti e del loro significato allegorico.

Mi limito a rammentare, sommariamente, che l’autore, Adolfo De Carolis, fu ispirato e guidato nella realizzazione, personalmente da Gabriele d’Annunzio.

Quest’ultimo pensò, per il primo soggetto, al gladio romano che recide un nodo molto intricato, ad indicare che una situazione troppo complicata, a volte, può essere risolta solo con un atto di forza; per il secondo ad una brocca che versa acqua e la scritta “indeficienter”, a simboleggiare la costanza, rappresentata da una fonte che nel tempo può modellare la pietra più dura; per il terzo immaginò un’allegoria di Fiume, città martire, rappresentata dal volto di una giovane donna con il capo circondato da una corona di spine e per l’ultimo volle i pugnali dei legionari, a simboleggiare l’ardimento, tema ritenuto più attuale rispetto alle insegne delle legioni romane, originariamente disegnate dal De Carolis.

Quanto alle tinte, per riprendere un’intuizione di Ivan Martinas, furono scelti il verde (5 cent.), colore delle uniformi, il carminio (10 cent.), colore del sangue, l’ocra (20 cent.), la terra e l’indaco (25 cent.) del cielo (fig. 8, 9 e 10).

Voglio ora addentrarmi in qualche particolare tecnico.
Della stampa fu incaricato il Premiato Stabilimento d’Arti Fotomeccaniche Danesi sito in via Bagni, a Roma, noto per la riproduzione di opere d’arte  e sempre all’avanguardia nelle nuove tecniche di stampa.

Si dichiarava specializzato in lavori di “fototipia, fotoincisione, zincografia, tricromia, gigantografia ecc…”.
In verità, sia i francobolli ricordo, sia quelli con uso postale, vennero realizzati con una stampa a rilievo, che per comodità chiameremo tipografica; supportata dalla qualità dei disegni e delle incisioni, produce risultati eccellenti.

La carta morbida, bianca e sottile, di buona qualità, accentua ancor più la qualità dell’insieme.

Essa, osservata con una buona lente, in controluce, consente di vedere l’alternanza di minuscole zone più spesse ed altre più sottili; più rade, invece, alcune minuscole porosità che sembrano infinitesimali forellini.

Sono dentellati 11 ½ e muniti di gomma leggermente giallastra, liscia e lucida.

La combinazione di tutti questi elementi produsse dei piccoli capolavori artistici, ancor oggi tra le migliori emissioni filateliche mai realizzate.

Da una lettera della ditta Danesi in data 21.10.1920 apprendiamo l’esatta tiratura dell’emissione:
- del tipo Fiume d’Italia da 5 e 10 centesimi 14.208 esemplari ciascuno;
- del tipo da 20 e 25 centesimo 13.176 esemplari ciascuno.
Nella medesima lettera si comunica la composizione dei cliché: contenenti 12 francobolli quelli da 5 e da 10 cent., 6 francobolli quelli da 20 e 25 cent.

Occorre aggiungere che gli stereotipi dei francobolli ricordo erano disposti distanziati tra di loro, per cui ogni francobollo era munito su tutti i lati di un interspazio dentellato della larghezza di circa mezzo centimetro. Facevano eccezione i bordi di foglio, muniti di dentellatura singola e di margine maggiore, quasi un centimetro.

Possiamo dedurne che i francobolli venivano stampati in foglietti, la cui esatta disposizione, tuttavia, lascia ancora qualche margine di dubbio.

Interi, infatti, non ne sono a tutt’oggi conosciuti ed al massimo si conoscono alcune quartine del 20 cent (fig. 11).

Si potrebbe, ad esempio, porre il problema se i francobolli da 5 e da 10 cent. fossero disposti in righe da tre su colonne di quattro o viceversa o in modo ancora differente.

Propendo per la prima ipotesi, non fosse altro se non per esigenze di compattezza del foglietto, la cui forma risulterebbe altrimenti sproporzionata.

Analogo problema si è posto per i foglietti dei valori da 20 e 25 cent. Il cui cliché, come detto, comprendeva sei francobolli, la cui disposizione più logica parrebbe in righe di tre e colonne di due.

Il noto filatelico Carlo Amedeo Giovanardi ipotizza che siano stati uniti due cliché da 6 (3 X 2) per la stampa di un foglietto da 12, in analogia con gli altri valori.

L’ipotesi potrebbe essere tutt’altro che peregrina, dal momento che lo stesso ha individuato un blocco di 4 del 20 cent. che presenta la doppia dentellatura dell’interspazio sia al centro che in basso, fatto che fa presumere che esso fosse unito ad altri francobolli incolonnati (fig. 12).

Tuttavia, nel linguaggio della citata lettera della ditta Danesi, la dimensione del cliché parrebbe corrispondere alla dimensione del foglio.

In essa, infatti, a proposito dei francobolli con scritta Poste di Fiume si parla di “cliché” di 50 francobolli, numero corrispondente alla composizione effettiva del foglio.

Temo, purtroppo, che questi dubbi non potranno essere risolti se non con il rinvenimento di qualche foglietto intero o di blocchi, con interspazi e bordi, di dimensione e forma adeguata.