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Parte prima. La storia.
Il 17 novembre 1918 i soldati italiani della III^ Armata, al comando del generale San Marzano, penetrano nella città di Fiume lungo cinque diverse direttrici. I croati, che solo pochi giorni prima avevano occupato tutti gli edifici pubblici, non organizzano alcuna resistenza; si affollano, invece, all’interno della stazione ferroviaria e cercano di salire sui primi convogli in partenza verso i territori interni.
Le colonne provenienti da Abbazia e Volosca, da Castua e da San Giovanni di Pehlin convergono verso il centro. Una gran folla festante incontra i militari lungo il viale della stazione. Uomini, donne, bambini avvolti nel tricolore fanno una gran festa ed intonano canti patriottici. Poi baci, fiori, abbracci.
La colonna proveniente da Drenova supera il Palazzo del Governatore e di dirige a Susak, da dove si ode qualche isolata fucilata. L’ultima colonna, aggirata la città da oriente, occupa Grobnico, Tersatto e da qui scende anch’essa a Susak.
Contemporaneamente dalle navi, ancorate in porto già da due settimane, i militari ed i marinai italiani, finalmente autorizzati allo sbarco, possono scendere a terra, assieme ad un piccolo contingente americano, la cui presenza sta a ricordare che l’occupazione non è solo italiana, bensì interalleata.
(Vedi figura 1)
Il Generale San Marzano prende possesso del Palazzo del Governatore, fa ammainare la bandiera croata ed issare il tricolore. Sulla facciata sventola anche la bandiera a stelle e strisce.
E’ l’epilogo di una guerra durissima e sanguinosa, combattuta in gran parte in trincea tra sofferenze inaudite. Ma ora l’entusiasmo è alle stelle: i soldati, dapprima abbagliati, dallo splendido mare del Carnaro, in cui si tuffano le montagne della costiera di Abbazia, volgono lo sguardo alla città, che si stende verso sud, sempre più vicina, con i cantieri, il porto, i magazzini colmi di merci, le navi, le fabbriche ed ancora i bei palazzi ottocenteschi del lungomare. Infine il bagno di folla! Alla dura lotta per la sopravvivenza si è sostituita una gioia irrefrenabile, la certezza di aver conquistato la pace di aver portato la libertà in una città bellissima, ricca, colta e civile.
Il C.O.I.F, Corpo di Occupazione Interalleato di Fiume, si insedia al Palazzo del Governatore; ben presto esso verrà irrobustito da un cospicuo contingente francese e da due battaglioni inglesi.
Il 29 novembre il gen. San Marzano verrà, inoltre, sostituito dal gen. di Corpo d’Armata Grazioli, ad evitare che la presenza di un non italiano, più alto in grado, possa determinare il passaggio del Comando ad una potenza straniera.
Ai sensi dell’art. 4 della Convenzione d’armistizio, l’occupazione era stata ammessa “per ragioni d’ordine pubblico”; con le truppe, infatti, sono arrivati numerosi carabinieri. Gli accordi consentono anche che il Comandante ed il grosso del corpo di occupazione siano italiani.
L’aspetto più interessante è costituito dall’art 6 della Convenzione, che prevede che i territori austro ungarici sgomberati possano essere amministrati provvisoriamente dalle autorità locali, sotto il controllo delle truppe di occupazione. Il Comandante italiano, pertanto, quale mandatario delle potenze vincitrici, può affidare l’amministrazione civile della città al Consiglio Nazionale Italiano.
(Vedi figura 2)
Quest’ultimo, inizialmente incaricato dal podestà al momento della fuga del Governatore ungherese, si è insediato formalmente presso il Municipio, ha costituito un organo assembleare ed un Consiglio direttivo, eletto proprio Presidente l’autorevole dr. Antonio Grossic e nominato dei Delegati per materia. I Delegati svolgono in un certo senso le funzioni di Ministri della nuova entità territoriale. Tra essi viene nominato Giovanni Rubinic, Delegato alle Poste.
Il C.O.I.F. autorizza, inoltre, il Consiglio Nazionale ad emettere francobolli propri. Tale fatto è di grande rilievo, in quanto consente di dimostrare al mondo che a Fiume non comanda più l’autorità imperiale, il nemico artefice di tante sofferenze, ma esiste un nuovo potere, un’entità territoriale nuova, affrancata dal giogo austro – ungarico.
Rubinic, tuttavia trova davanti a sé un mare di problemi: i servizi relativi alla corrispondena sono quasi completamente interrotti, quelli a denaro completamente paralizzati, non esistono più le convenzioni internazionali e soprattutto manca il personale, proprio quello più esperto, di nazionalità magiara, gran parte del quale è tornato alle terre di origine.
Per potersi trarre d’impaccio dovrà affidarsi alla consulenza di alcuni esponenti del Circolo Filatelico Fiumano, i quali, se non altro, oltre allo spirito patriottico, mostrano conoscenze in materia postale. Il Circolo ha sospeso le attività durante la guerra, ma alcuni suoi esponenti tra cui l’ex Presidente Umberto Riccotti e l’ex Segretario, Vincenzo Antoniazzo, si rendono disponibili a collaborare con il Rubinic. Riccotti, più avanti, diverrà Direttore delle Poste di Fiume.
Penso sia tramite questi personaggi, i quali saranno in grado di orientare le scelte del Delegato, che viene incaricato della preparazione dei nuovi francobolli il tipografo Adolfo Kirchhofer, un “amico” del Consiglio Nazionale. KirchHofer ha il compito di sovrastampare le cospicue giacenze di francobolli ungheresi custoditi nelle casse postali. Tuttavia, l’appaltatore, non disponendo che di una modesta pedalina, dovrà incaricare a sua volta la tipografia Wadasz e Caravanic, dotata, invece, di una moderna macchina a benzina tipo Urania.
Il 2 dicembre i francobolli sono pronti e ne vengono riforniti gli sportelli postali. Quello stesso giorno sui giornali quotidiani, La Bilancia ed il Popolo, si dà notizia al pubblico che è possibile scambiare agli sportelli della posta francobolli ungheresi con francobolli sovrastampati. Così si preparano le basi per una seconda tiratura dell’emissione provvisoria, che sarà in vendita dal giorno 6.
Parte seconda. Colloquio immaginario svoltosi il sei o forse l’otto dicembre 1918 tra Giovanni Rubinic, Delegato alle Poste del Consiglio Nazionale Italiano di Fiume e Adolfo Kirchhofer, tipografo incaricato di soprastampare i francobolli ungheresi. E’ presente anche Umberto Riccotti, amico e consulente del Delegato, già Presidente del Circolo filatelico fiumano.
Il tipografo ha appena depositato sulla scrivania di Rubinic un pacco di fogli di francobolli sovrastampati.
Rubinic: “Buongiorno, Adolfo; è mattiniero e vedo che porta con sé del nuovo materiale.”
Kirchhofer, togliendosi il pesante cappotto di lana: “Buongiorno a Lei, Delegato. Fa un gran freddo! Mi consenta di appendere il soprabito e le faccio subito vedere i nuovi francobolli freschi di stampa.”
Rubinic: “Vediamo, vediamo…”
Kirchhofer: “Questi sono gli ultimi valori della serie, i segnatasse.”
Rubinic: “Segnatasse? Ma… non sono un po’ pochini?”
Kirchhofer: “Si, ma questi sono con cifre nere, vecchi effetti postali di cui avevate trovato qualche residuo nei vari uffici e che abbiamo provveduto a sovraccaricare con stampa a macchina o a mano. Una buona quantità, con cifre rosse, sono già agli sportelli per gli usi del caso.”
(Vedi figura 3)
Rubinic: “Già, già.. gli altri avevano le cifre del valore rosse. Certo che la stampa non è un granché! Sembra sporca. Umberto, Lei cosa ne pensa?”
Si intromette Kirchhofer: “Ma, Delegato, vi eravate tanto raccomandato di fare in fretta e noi abbiamo lavorato al ritmo massimo! La macchina a benzina dell’amico Caravanic è veloce, ma bisognava interrompere la produzione ogni momento, in quanto i fogli non avevano rifilatura omogenea. Se si dovevano ripulire anche i caratteri, con il rischio di smuovere il quadro di stampa e magari spostare qualche composizione, come abbiamo dovuto fare durante la stampa di altri valori, non si finiva più. Pertanto abbiamo privilegiato la velocità del lavoro.”
Riccotti: “Adolfo è un amico del Consiglio Nazionale Italiano e sono convinto che ha fatto del suo meglio. Del resto lunedì scorso, 2 dicembre, al comparire della nuova emissione agli sportelli, abbiamo verificato un eccezionale ed immediato successo delle vendite. Ottima è stata anche l’idea di aprire lo scambio agli sportelli degli effetti ungheresi con quelli sovrastampati, dandone notizia al pubblico tramite i giornali locali. So che i cittadini fiumani e soprattutto le ditte, che disponevano di scorte consistenti, hanno risposto molto bene all’appello e le consegne sono state cospicue.
Kirchhofer reagisce compiaciuto.
Prosegue Riccotti: “La stampa dei caratteri non è delle migliori, ma per fortuna si tratta di materiale da usarsi per la tassazione delle corrispondenze e che verrà applicato agli sportelli. Non è destinato alla vendita ai collezionisti, anche se, visto il successo delle vendite sino ad ora, non mancheranno le richieste anche da parte loro. La scritta, inoltre, risalta abbastanza bene anche sul fondo scuro, molto meglio della originaria tiratura, con inchiostro grigiastro.
Piuttosto mi preoccupa la scarsità di questi valori; se ne lasciamo libera la disponibilità agli sportelli, resteremo ben presto privi di alcuni effetti e ne potrebbe risentire negativamente il servizio.”
(Vedi figura 4)
Rubinic: “Pensateci voi, Umberto, date voi le disposizioni del caso.”
Riccotti: “Allora mi regolerei nel modo seguente. I 50 filler, le cui quantità paiono più abbondanti, potrebbero essere in parte inviati agli sportelli, i valori da 6 e 12 potrebbero essere destinati all’uso interno o comunque riservati ai filatelisti più esigenti.”
Rubinic: “E questi valori che recano un’ impronta più grigiastra e di diversa fattura?”
Kirchhofer: “Questi sono stati sovrastampati a mano dai miei operai.”
Rubinic: “A mano? Ma le stampe sono tutte ben allineate. I suoi operai hanno dunque una mano tanto ferma?”
Kirchhofer: “Le spiego il procedimento, sig. Delegato. Abbiamo dei punzoni costituiti da un compositoio..”
Rubinic: “Piano, piano, di cosa parla?”
Kirchhofer: “Mi scusi; ad un manico in legno è unita una lamina metallica, il compositoio, con sezione a forma di L. Alla lamina vengono appoggiati i caratteri formanti la parola FIUME ed infine il tutto viene fissato con un sistema di avvitamento che impedisce ai caratteri di muoversi. Disponiamo poi di maschere, cioè di tavolette in legno o anche cartoni pesanti, muniti di cento fessure, quanti sono i francobolli nel foglio. Queste vengono appoggiate al foglio. Infine, il punzone viene inserito manualmente in ciascuna fessura, una alla volta, in modo che le impronte risultino bene allineate.
Rubinic, distrattamente: “Interessante, ma mi dica, se questi sono gli ultimi valori stampati, questo significa che la produzione cessa e non avremo altro materiale?”
Risponde Riccotti: “Lo scambio proseguirà sino a quando Lei lo riterrà opportuno. Reperiremo altri francobolli ungheresi, forse in quantità minori rispetto a quanto sinora accaduto, ma, mi auguro, sufficienti per far fronte alle necessità postali. Il qui presente appaltatore, sig. Kirchhofer potrà lavorarlo manualmente tramite il suo personale, od anche tipograficamente, tramite la pedalina di cui dispone nella sua stamperia. Il lavoro potrà essere un po’ più lento rispetto a quello della stamperia Wadasz e Caravanic, ma con il vantaggio di una maggiore completezza, in quanto la pedalina, rispetto alla macchina Urania, può lavorare fogli interi, ma anche blocchi più piccoli.”
Rubinic: “Va bene, mio caro Umberto; ora ho un impegno e devo salutarvi. A più tardi.”
Parte terza. La filatelia.
A distanza di 100 anni circa da quel colloquio, ancorché immaginario, l’argomento merita ancora degli approfondimenti, in quanto l’emissione dei segnatasse cifre nere è in parte da scoprire.
(vedi figura 5)
Vennero reperiti, presso le poste centrali e presso vari uffici periferici, limitate quantità di francobolli di vecchie emissioni ungheresi di segnatasse, verdi con cifre nere da 6, 12 e 50 filler. Precisamente si trattava di francobolli delle emissioni del 1907, con filigrana corona di Santo Stefano in prospettiva (tipo A), del 1909 con corona in sezione (tipo B) e del 1914 con croce multipla (tipo C).
Il fatto che questi francobolli si possano distinguere tra loro per le sole differenze di filigrana, combinato alla tenacità delle colle allora in uso, ha fatto desistere molti filatelisti da un accurato controllo delle diverse emissioni, lasciando all’odierno collezionista la possibilità di poter ancor oggi effettuare qualche piacevole e sorprendente scoperta.
Dei sovrastampati tipograficamente, il 6 ed il 50 filler appartengono normalmente all’emissione del 1914, con filigrana C, mentre il 12 filler si trova normalmente sia con filigrana B, emissione del 1909, sia con filigrana C, emissione del 1914. Vennero sovrastampati al termine della seconda tiratura e poterono essere forniti alle Poste il 6 dicembre 1918 o, secondo altri autori, l’otto dicembre.
Essendo stati stampati per ultimi, probabilmente in un’unica tornata e senza effettuare la pulizia della tavola di stampa, buona parte delle sovrastampe sono molto sporche.
L’inchiostro, infatti, più nero rispetto alla prima tiratura venduta agli sportelli a partire dal giorno 2 e di cui i segnatasse non facevano parte, si vedeva meglio sui valori di colore scuro, ma era di qualità scadente e sporcava i caratteri con il procedere delle lavorazioni, creando una sorta di “piumaggio”, ovvero dei piccoli spruzzi o puntini attorno alle lettere e soprattutto in corrispondenza degli angoli.
Le relative tirature sono alquanto contenute e possono essere solo stimate, in quanto le fonti letterarie dell’epoca forniscono dati assai contraddittori. E’ verosimile, che le autorità postali abbiano, infatti, annunciato solo verbalmente le quantità stampate, con conseguenti differenze derivanti dall’aver annotato con imprecisione o confuso i vari valori.
Da un confronto comparativo delle varie fonti, sono portato a ritenere che la produzione tipografica sia stata la seguente: 6 filler filigrana C 1100/1800 pezzi; 12 filler 200 pezzi o più con filigrana C e 300/550 con filigrana B; 50 filler filigrana C almeno 1200 pezzi.
Non meravigli che le stime di cui sopra possano essere fatte anche sulla base di mezzi fogli: la piccola stamperia della ditta Kirchhofer, come detto, disponeva di una macchina da stampa a pedali, con cui era possibile regolare il quadro di stampa su formati più piccoli del foglio intero, ad esempio mezzi fogli o anche grandi blocchi.
E’ da ritenere, pertanto, che la tipografia Wadasz e Caravanic, subappaltatrice della Kirchhofer abbia lavorato tipograficamente i fogli interi, unendo eventualmente con pezzetti di carta gommata qualche mezzo foglio, in modo da coprire per intero il quadro di stampa, come riferisce l’Oliva in un suo articolo.
Tuttavia, queste carte ricongiunte risultano introvabili sull’emissione provvisoria; personalmente conosco un solo caso.
E’ invece da ritenere che mezzi fogli e blocchi siano stati lavorati dopo il giorno 6 direttamente sulla pedalina dell’appaltatore e cioè nella stamperia Kirchhofer, nei pochi giorni in cui la Wadasz restituì la tavola di stampa, poi “distrutta” il 12 successivo.
Solo recentemente si è arrivati alla catalogazione abbastanza completa dei valori con sovrastampe tipografiche, con le tre diverse filigrane, in quanto alcuni pezzi sono rarissimi, se ne conoscono pochi esemplari ed in alcuni casi non viene riportata neppure la quotazione.
I cataloghi citavano, ad esempio,anche, senza quotarlo, qualche rarissimo pezzo del 50 filler con filigrana B (emissione 1909). Personalmente ne avevo trovato uno, su frammento, leggermente assottigliato al retro, fatto certificare a Maurizio Raybaudi nel 2006. M. Raybaudi, come noto, era uno dei pochi periti che conoscevano bene i francobolli provvisori di Fiume.
Dopo molti anni di ricerche, ho avuto la fortuna di trovare, in un sol colpo, un bel esemplare linguellato ed uno usato, entrambi perfetti. Penso che ne esistano pochissimi altri.
(Vedi figura 6)
Sempre restando nell’ambito dei tipografici, va menzionato il 6 filler, emissione del 1909, con filigrana B. Questo rarissimo valore viene citato dal principale autore austriaco, presente all’epoca a Fiume, il Kronik. Esso, come ho accennato, è stato catalogato solo di recente dal Sassone, con l'avvertenza che ne esisterebbe un unico esemplare nuovo, (**).
Personalmete ne ho avuto allo studio, per anni, un pezzo nuovo ed uno annullato su frammento. Ne conoscevo, inoltre, un altro nuovo, leggermente difettoso, periziato Raybaudi. Nel corso degli anni ne ho trovati, sulla base di una ricerca metodica altri due pezzi linuellati. Questo valore non è dunque "unico", ma ne esistono pochissimi esemplari.
Il lettore avrà compreso che in questo limitato settore si possono incontrare alcune delle massime rarità di Fiume e fare fortunate scoperte.
Pezzo eccezionale è, anche il 50 filler emissione del 1907 con filigrana A, unico valore di segnatasse conosciuto, almeno ad oggi, con filigrana "A". Ne acquistai uno ad un’asta, anni orsono, come fosse il normale. Presenta caratteristiche inconfondibili delle sovrastampe tipografiche originali. Per poterne verificare la filigrana dovetti sacrificare il piccolo frammento su cui era incollato con una colla tenacissima.
(Vedi figura 7 e 7a)
Dei francobolli con cifre nere vennero realizzati anche sovrastampati a mano, con punzoni dei sei diversi tipi catalogati dall’Oliva. Abitualmente appartengono all’emissione del 1914 con filigrana C. Le tirature stimate complessive sono: 200/900 del 6 filler, 1050 del 12 filler e 2134 del 50 filler.
Anche qui, per alcuni tipi di sovrastampa, ci troviamo in presenza di pezzi rarissimi. Tali il 6 e 12 filler con stampa a mano del I° tipo ed il 12 filler con sovrastampa a mano del VI° tipo.
Tra i sovrastampati a mano è da tempo noto anche qualche raro o rarissimo valore delle emissioni del 1907 e 1909. Si tratta, generalmente, di pezzi di cui sono note poche unità o al massimo poche decine di esemplari.
Tra di essi non possiamo non citare due recenti catalogazioni: il 6 filler filigrana B, con sovrastampa a mano I° tipo ed il 12 filler filigrana B, con sovrastampa a mano del II° tipo. Del primo è ad oggi noto un solo esemplare, del secondo solamente due.
(Vedi figura 8)
Pur non potendosi escludere che esistano esemplari unici dei sovrastampati a mano, in cui l’allineamento potrebbe essere stato curato dal tipografo con un semplice righello, resto scettico sull’unicità di questi pezzi. E’ assai verosimile che la lavorazione sia stata effettuata su piccoli blocchi, nei quali l’allineamento era meglio regolabile. Infatti, quasi sempre il tempo consente di scoprire qualche rarissimo multiplo.
Per completezza dell’argomento, occorre riferire brevemente sull’uso postale di questi francobolli. Tutti i segnatasse cifre nere sono molto rari su corrispondenza. Ne fu fatto, infatti, un uso limitatissimo a favore esclusivamente di qualche filatelista particolarmente raffinato o molto addentro alle faccende delle Poste fiumane.
(Vedi figura 9)
Le lettere, ancorché di concezione filatelica, sono abitualmente conformi alle tariffe in vigore. Non conosco corrispondenza commerciale tassata con i valori di cui trattasi nel periodo dell’emissione provvisoria.