Il francobollo ungherese da 10 filler tipo “mietitori” esiste in due versioni: con cifre colorate o con cifre bianche.
Venne sovrastampato nel dicembre 1918 con una semplice scritta “FIUME” a cura del Consiglio Nazionale Italiano, quando, a seguito del dissolvimento dell’impero Austro Ungarico, la città venne occupata dalle forze interalleate.
I francobolli, a quei tempi, erano come dei manifesti, servivano anche a veicolare messaggi di vario genere e gli alleati, per non dispiacere alla parte filocroata, che si opponeva alle aspirazioni annessionistiche della maggioranza filoitaliana, aveva vietato l’utilizzo di sovrastampe con valenza politica.
Il 10 f., in entrambe le versioni, si pensava non fosse compreso nelle giacenze della Posta di Fiume; per questo i componenti del Circolo Filatelico Fiumano, che fungevano da consulenti per il delegato alle poste, ing, Giovanni Rubinich, non lo riconobbero e diedero per scontato che esso fosse stato sovrimpresso soltanto manualmente, dopo che le Poste ebbero autorizzato, per un breve periodo, lo scambio dei francobolli agli sportelli.
Questi francobolli, sovrastampati tipograficamente, furono considerati, per quasi un secolo, dei falsi.
Tuttavia, in svariate collezioni di Fiume, ci si imbatte in valori sovrastampati tipograficamente; i collezionisti difficilmente rinunciano alle proprie acquisizioni ed il 10 f. tipografico non fece eccezione alla regola e fu da molti conservato.
Oggi esso risulta un francobollo non comune nella versione con cifre colorate e raro nella versione con cifre bianche.
Negli anni sono poi emerse differenze di tonalità della tinta, un tempo genericamente definita rossa: si varia dal rosso al rosso carminio, al rosa, al vermiglio.
Sono state individuate anche varietà quali sovrastampe spostate e addirittura capovolte o decalchi.
Tutto questo porta a pensare che del francobollo in questione siano stati stampati parecchi fogli e che i componenti del Circolo Filatelico Fiumano fossero disinformati circa l’esistenza di scorte nelle giacenze delle poste.
Non ci sarebbe da meravigliarsi, dal momento che gran parte del personale delle Poste era di origine ungherese ed al termine della guerra 1915 – 1918 aveva abbandonato il posto di lavoro per ritornare in Ungheria.
Erano rimasti solo pochi incaricati, per di più con scarsa esperienza.
Lo stesso Delegato non aveva alcuna esperienza, tanto da doversi affidare a filatelisti esterni.
E’ quindi molto probabile che la contabilità fosse piuttosto approssimativa e che quando i fogli da 10 f. furono affidati alla tipografia Wadasz e Caravanic, subappaltatrice della ditta Adolf Kirchhofer, incaricata del servizio, il tipo “mietitori” sia stato conteggiato e confuso assieme ai 10 f. tipo “beneficienza” o a quelli con effigie del Re Carlo, anch’essi di colore rosso.
Si può avanzare anche una seconda ipotesi: che analoga confusione, si sia verificata dopo il 2 dicembre 1918, quando le Poste autorizzarono lo scambio agli sportelli, a seguito della consegna da parte di qualche privato, in particolare di qualche grande ditta, che disponeva di scorte ingenti, di diversi fogli del 10 f. “mietitori “ con cifre rosse e con cifre bianche.
Tale seconda ipotesi è ancora più verosimile, considerando che la quantità del 10 f. rosso tipo “Re Carlo” stimata è di oltre 80.000 esemplari, quantità meglio giustificabile se comprensiva dei 10 f. “mietitori.
Un solo mezzo foglio del 10 f. “mietitori” cifre colorate (50 pezzi) sarebbe stata sovrastampata legittimamente dalla tipografia Wadasz e Caravanic, con sovrastampa capovolta (Catalogo Sassone n. 8), secondo le notizie diffuse dal Circolo Filatelico Fiumano, ampiamente tramandate dal noto studioso Guglielmo Oliva (figura 1).
Spiega, infatti, l’Oliva che il mezzo foglio del 10 f. cifre colorate fu abbinato ad altro mezzo foglio del 40 f. unito con pezzetti di carta gommata, in modo da poter sottoporre alla macchina tipografica il foglio intero.
Ci si preoccupò di far combaciare i margini, senza badare al fatto che il mezzo foglio risultava capovolto.
Questi 50 esemplari, furono catalogati dallo stesso Oliva e sul suo esempio dai successivi cataloghi, con prezzi assai elevati, dal momento che si trattava di esemplari molto rari.
Essi hanno caratteristiche specifiche e ben riconoscibili: il colore è rosso vermiglio; l’inchiostro è grasso, sporca molto i caratteri, soprattutto negli angoli interni; la sovrastampa risulta tendenzialmente spostata in basso a desta ed è leggermente inclinata.
E’ chiaro che fu stampato nel corso della II^ tiratura, a lavorazioni avanzate, quando la tavola di stampa necessitava di essere accuratamente pulita.
Diverso il caso delle sovrastampe diritte, realizzate su parecchi fogli da 100 (Catalogo Sassone n. 8a - 8aa – 8ab).
Esse sono tendenzialmente pulite, di colore nero intenso, con solo qualche piccolissimo spruzzo d’inchiostro, specie in corrispondenza della lettera “M” di FIUME.
Vanno ascritti ad una fase iniziale della seconda tiratura, con tavola di stampa ripulita e solo in pochi esemplari si comincia a notare qualche deposito di sporco accumulato durante la lavorazione.
Il colore del francobollo, inoltre, varia come già descritto.
Queste caratteristiche consentono di distinguere anche i 50 pezzi con sovrastampa capovolta (n. 8) dal 10 f. color rosso vermiglio, con varietà sovrastampa capovolta (n. 8aac).
Ho per lungo tempo pensato che i 10 filler con cifre colorate e sovrastampa diritta, così come quelli con cifre bianche, fossero da ascrivere a tirature c.d. “successive”, cioè realizzate dalla Kirchhofer sulla macchina pedalina di cui disponeva, dopo le prime tre tirature ed all’insaputa delle Poste, allo scopo di rispondere alla fortissima richiesta filatelica esistente all’epoca.
Tale pensiero è anche riportato nel mio libro “Fiume 1918 – 1924. I servizi postali e la filatelia tra vicende storiche e vita di tutti i giorni”.
L’idea giustificava il lungo oblio in cui erano inspiegabilmente affondati i due francobolli sovrastampati tipograficamente e le notizie tramandate dal Circolo Filatelico Fiumano e da Guglielmo Oliva.
Tuttavia, negli ultimi anni ho dovuto ricredermi e correggere le mie idee.
Nel corso di un convegno filatelico, infatti, ho visionato un foglio annullato filatelicamente, come tanti altri realizzati all’epoca per i collezionisti, ma in periodo di validità postale, con molti valori diversi dell’emissione provvisoria, comprendenti anche i 10 f. di cui si parla.
Successivamente ho visionato anche una grande busta, sempre di origine filatelica, affrancata con molti valori diversi ed annullata nei giorni in cui ancora era in stampa l’emissione provvisoria, tra cui i suddetti francobolli.
Questo non lascia dubbi: i 10 f. “mietitori” furono sovrastampati nel dicembre 1918 dalla tipografia Wadasz e Caravanic, ossia dal subappaltatore della ditta Kirchhofer, incaricata dalle Poste.
Questa conclusione è anche in linea con le particolari caratteristiche tecniche della sovrastampa, precedentemente descritte, che inducono a ritenere che il lavoro sia avvenuto a cavallo tra la prima e seconda tiratura; meglio, all’inizio della seconda tiratura, dopo il 2.12.1918.
Per concludere desidero porre alcuni punti fermi atti a fornire alcuni criteri di catalogazione e valutazione.
- Il 10 f. rosso, con cifre colorate (figura 2), fu sovrimpresso in diversi fogli da 100. Lo studioso Roy A. Dehn riteneva che esso fosse una grande rarità e riferiva che esso, munito di certificati Diena e Raybaudi, era stato messo in vendita dalla Harmers di Londra con una base di 9000 sterline.
- Il relativo valore di mercato è stato poi ridimensionato e può essere oggi realisticamente collocato, per francobolli usati o linguellati, tra i 500 ed i 750 euro. Il francobollo, infatti, non è comune ma neppure raro.
- Molto meno comune, però il pezzo di colore rosso carminio che abitualmente viene confuso con il rosso più o meno vivo. Esso, se di colore realmente carminio, alla stato di nuovo, specie con gomma integra, è parecchio raro e dovrebbe esser valutato molto di più del rosso.
- Il 10 f. di colore vermiglio è certamente un po’ più raro del rosso - rosso vivo.
- Il rosa, invece, è molto più raro, ma occorre valutare attentamente che non si tratti di un francobollo scolorito; capita, infatti, che una lunga esposizione alla luce od un lavaggio troppo energico con la candeggina ne possa alterare il colore.
- Il 10 f. “mietitori” con cifre bianche (figura 3), è di notevole rarità e l’attuale valore di mercato varia dai 1500 ai 3000 euro. Esso è conosciuto in rosso, più o meno vivo, in carminio, vermiglio, e rosa. Riguardo al pregio dei colori valgono le medesime considerazioni già effettuate a proposito del frano bollo con cifre colorate. Particolarmente rari i pezzi con gomma integra.