A partire dall’emissione provvisoria, emessa il 2.12.1918, quasi tutti i francobolli fiumani furono ampliamente falsificati.
La concorrenza di diversi fattori agevolò il lavoro dei falsari: in primo luogo l’enorme richiesta filatelica da parte di tanti entusiasti che aspiravano a possedere valori rari nelle proprie collezioni, emessi in circostanze storicamente importanti, quando la città veniva affrancata dall’odiato nemico austro ungarico. Ma anche la facilità di procurarsi a basso costo, nei territori croati o in Ungheria, francobolli ungheresi da munire di sovrastampe false, la mancanza di alcuni di quei valori nelle scorte delle poste fiumane, la facilità di riprodurre quelle sovrastampe ed anche la scarsità dei controlli con conseguente, sostanziale, impunità degli speculatori.
La letteratura è prodiga di notizie sulle falsificazioni dell’emissione provvisoria, messe in atto sin dall’iniziale comparsa della stessa, salvo il tacere le reali difficoltà nell’individuazione di alcuni falsi pericolosi.
Il collezionismo avrebbe forse sorvolato sulle iniziali attività truffaldine se esse non si fossero ripetute ed estese con le falsificazioni dell’emissione definitiva, c.d. allegorie e vedute.
Si salvarono, all’epoca, i francobolli della Pro Fondazione Studio, dato lo scarso successo filatelico dovuto all’esagerato sovrapprezzo devoluto in beneficienza, oltre a qualche valore isolato prodotto in quantità tali da non renderlo appetibile per i falsari.
Il colpo di grazia alla fiducia dei collezionisti, già incrinata dai precedenti, arrivò con la scoperta e la denuncia da parte degli organi di stampa delle falsificazioni della serie di 14 valori con effigie di D’Annunzio, disegnata da Guido Marusig, stampata dallo Stabilimento tipografico Bertieri e Vanzetti di Milano ed emessa il 12.9.1920, anniversario della Santa Entrada dei legionari in Fiume.
Il Corriere Filatelico di Milano n. 7 del luglio 1929, infatti, oltre cinque anni dopo l’unione di Fiume all’Italia, pubblicò un articolo, basato sulle segnalazioni dell’Ufficio della Finanza di Milano in cui si riferiva che le imitazioni erano realizzate “con grande maestria e smerciate in larga scala”. Tra le falsificazioni era stato rinvenuto anche il valore da 1 cent. tipo “nave”, stampato dalla tipografia Zanardini di Trieste unitamente ai due valori tipo “cavalieri”, per espressi.
Da quel momento l'interesse dei collezionisti, spaventati dalla pericolosità del settore fiumano, tese a scemare, sino a quando, negli anni cinquanta, apparvero sulla stampa filatelica alcuni rassicuranti articoli di Guglielmo Oliva.
Per poter riconoscere con certezza i falsi, di cui esistono almeno due tipi realizzati già all’epoca, occorre soffermarsi preliminarmente su alcuni particolari degli originali (1), già ben evidenziati in uno studio di Mario Caldiron, riportato nell’immagine n. (1A).
Si potrà notare come nei falsi più comuni, del primo tipo (2), le scritte piccole superiori, racchiuse nei quadrati, si presentino sensibilmente diverse, in particolare le “O” sono molto ovalizzate (7 e 7A), differentemente che negli originali (6 e 6A), dove sono quasi tonde. Inoltre la “S” è appiattita nella parte inferiore, mentre negli originali tende verso il basso; la “A” di FRA si avvicina, nell’altezza, alle altre lettere, mentre negli originali è sensibilmente più bassa, la “A” di STA è di forma normale, mentre negli originali la seconda gambetta si prolunga a destra. Infine i segni sul collo a ridosso del tratto marginale di destra sono meno puntiformi che negli originali e risalendo si fermano anziché piegare a sinistra con tre punti obliqui (9 orig. e 10 falsi).
Nei falsi del secondo tipo (3), invece, meno comuni, le lettere delle scritte piccole appaiono realizzate più rozzamente, in particolare la "B" di BOLLO (8 e 8A) e diversa è anche la collocazione dei puntini sul collo (11).
Non ho avuto sinora l’occasione di imbattermi nei falsi da 1 cent. tipo "nave", evidentemente piuttosto rari. Al contrario ho visto più volte falsi francobolli da 30 e 50 cent. tipo "cavalieri", cioè falsi francobolli per espressi (4A), la cui stampa è sbiadita rispetto agli originali, penso realizzata con sistema più recente e meno definito di quello originario (4).
Da considerare, infine, che la cosa più difficile per i falsari è una buona imitazione dei colori. Quasi sempre si notano colori discostantisi, anche di parecchio, dagli originali. Così, ad esempio, il falso francobollo da 2 lire (14), viene confuso, meglio, spacciato per il raro rosso solferino (13), variante del normale rosso bruno (12).