Al termine di una conferenza, un collezionista di storia postale mi fece notare che di Fiume non si potevano reperire corrispondenze che non fossero filateliche, tranne forse qualche cartolina.
Gli risposi che, ancorché non comuni, esistono corrispondenze viaggiate per esigenze commerciali o personali che non sono frutto di creazioni filateliche. In alcuni casi si trovano anche alti valori delle diverse emissioni in perfetta tariffa, pezzi davvero rari, ma genuini in tutto e per tutto.
Ripensando allo scetticismo di quella cortese osservazione, mi decido ad approfondire l’argomento.
La prima emissione dei francobolli ungheresi sovrastampati, c.d. “provvisoria”, fu accompagnata da un enorme successo di vendite: tutti i collezionisti italiani cercarono le testimonianze di quei momenti storici di fondamentale importanza per le aspirazioni irredentistiche ed anche molti europei desiderarono acquisire nelle proprie collezioni i valori della nuova entità territoriale, sorta con il disfacimento dell’impero. In pochi pensarono, però, di accantonare affrancature e corrispondenze, identificando l’oggetto collezionistico con il semplice francobollo.
Di conseguenza non fu poi così frequente l’uso postale di tali valori su busta. Un po’ più facile reperire i bassi valori su cartoline che militari spedivano a casa, in Italia, per esprimere la gioia della liberazione ed il sollievo per la fine dei combattimenti.
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Da notare che l’ufficio di Posta Militare, ubicato nella posta centrale di via del Corso, accettava normalmente affrancature con francobolli fiumani; i militari li acquistavano allo sportello di fianco.
I commerci e le industrie riprendevano lentamente e le esigenze postali erano ancora poco frequenti, così che anche le relative affrancature sono scarse, se non rare.
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Sappiamo che a Fiume i francobolli rappresentarono, sin dall’inizio, un’importante attività economica. Essi, unitamente alla cessione delle merci del magazzino austroungarico del porto, contribuirono al mantenimento della popolazione per parecchio tempo. Mesi dopo, esaurite le scorte di magazzino, nella città soffocata dal blocco militare in funzione anti-dannunziana, la loro vendita risultò forse l’unica attività realmente efficiente e servì a pagare gli stipendi dei dipendenti statali. Anche successivamente una quantità di emissioni accompagnarono le incalzanti vicende che portarono all’unione all’Italia nel marzo 1924.
Nonostante le preferenze collezionistiche, come si è detto, fossero orientate al semplice francobollo, era prevedibile, in base al descritto fervore filatelico, che i filatelisti dell’epoca fossero attivi anche nella realizzazione di corrispondenze. Alle loro iniziative vanno, infatti, ricondotte gran parte delle buste dell’epoca oggi reperibili. Ciò vale soprattutto per le affrancature dell’emissione provvisoria, quella che vide i maggiori successi delle vendite.
Le buste di piccola dimensione destinate ai vari Kirchofer, Kronik e quelle indirizzate a Fischbein, Riccotti o a loro corrispondenti, vengono tout court considerate “filateliche” e snobbate dagli appassionati di storia postale dai palati più raffinati, ma a volte a torto.
I filatelisti dell’epoca non erano sprovveduti ed a guardar bene ci si rende conto che gran parte delle bustine in questione sono in perfetta tariffa. Vediamo qualche esempio: alcune raccomandate, la spedizione più comune a quei tempi, più comune delle lettere ordinarie ed inoltre stampe, raccomandate espresso e tassate. Di pari passo possiamo spendere qualche parola sui personaggi i cui nomi ricorrono sulle varie affrancature.
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Occorre ricordare che Umberto Riccotti era Presidente del Circolo filatelico fiumano, che durante la guerra aveva sospeso le proprie attività, chiamato a svolgere lavoro di consulenza per il Delegato alle Poste ing. Giovanni Rubinich; successivamente egli diverrà anche Direttore delle Poste di Fiume.
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Adolfo Kirchhofer, invece, era “amico” del Consiglio Nazionale Italiano, autorizzato da quest’ultimo a sovrastampare i francobolli ungheresi quale appaltatore e titolare dell’omonima stamperia; in qualche occasione fece anche da perito filatelico, ma da appaltatore finì per abusare della propria posizione.
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H. Steiner, residente a Susak, territorio croato, era corrispondente dello stesso Kirchhofer.
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Kark Kronik era un ufficiale dell’artiglieria da campagna austriaco e noto filatelista autore di diversi articoli sui francobolli di Fiume, il quale, al termine della guerra, restò per alcuni anni in città, da dove ebbe una fitta corrispondenza con il padre Karl e con un suo corrispondente, Hans Bucher.
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A Vienna le lettere, di norma, non venivano annullate in arrivo e per tale motivo possono sembrare tutte filateliche. Kronik spedì anche corrispondenze di concezione filatelica indirizzandosele ferme in posta; in linea di massima, tuttavia, esse sono sempre in perfetta tariffa.
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Importante filatelista fu anche Carlo Fischbein, il quale operò anche come perito del circolo fiumano. Quest’ultimo faceva minore attenzione alle tariffe postali, ma ebbe il pregio di comporre corrispondenze di concezione filatelica con valori particolarmente pregiati. Occorre, del resto, riconoscere che per alcuni valori le esigenze postali erano scarsissime se non nulle, di modo che, personalmente, non conosco l’esistenza di buste con alcuni alti valori in corone che non siano filateliche e fuori tariffa.
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Occorre ricordare, ancora, che la scarsità di alcuni valori agli sportelli postali, a volte, spinse chi affrancava le corrispondenze, ad arrotondare, magari anche di pochi centesimi, gli importi, in eccesso o in difetto; anche la tolleranza degli impiegati postali favorì, ovviamente, questi atteggiamenti.
Si deve, però, sottolineare quanto già dicevo all’inizio: è sempre possibile trovare pezzi inaspettati e rari con usi postali che non hanno nulla di “filatelico”. Eccone alcuni esempi facendo interagire le immagini con le parole.
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A Fiume esistevano due quotidiani, La Bilancia ed Il Popolo, con un numero limitato di abbonati cui essi venivano recapitati per posta verso il pagamento di una tariffa di 2 filler. Le relative fascette sono conosciute, ma assai difficili da reperire.
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Alla fine della guerra, i servizi postali a denaro risultarono dapprima sospesi ed alcuni, successivamente, definitivamente aboliti. Si dovette, tuttavia, procedere ad alcuni pagamenti disposti prima del cambio di amministrazione. A dicembre, poterono andare a buon fine operazioni di pagamento di alcuni assegni.
Da interpretare il pezzo che segue. Purtroppo, come noto, gli archivi fiumani sono andati dispersi e con essi le fonti indispensabili per avere certezze in materia filatelica. A volte, di conseguenza ci si deve affidare alle proprie esperienze e deduzioni. Penso vi fosse la possibilità, presso la Posta centrale, di imbucare fuori orario o comunque senza attesa agli sportelli, le lettere raccomandate. L’involucro contenente le corrispondenze,
veniva timbrato con il bollo ovale “Posta Tavirda” e la tassa relativa al servizio, probabilmente 20 cent. al pezzo, riscossa al momento del ritiro della ricevuta, con l’applicazione di francobolli.
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Il 15.4.1919, a seguito della riforma monetaria, che trasformò le corone ungheresi, divise in filler, in corone fiumane, divise in centesimi, l’emissione provvisoria venne posta fuori corso e non vennero più tollerate neppure affrancature con francobolli ungheresi, peraltro già non comuni.
Per concludere questa breve rassegna, che potrebbe essere ampliata, ma pare sufficiente, avendo soltanto lo scopo di inquadrare l’argomento, presento, di seguito, una lettera commerciale che mi pare molto interessante: l’affrancatura, non più valida, venne effettuata con francobolli ungheresi, la tassazione con i nuovi francobolli dell’emissione definitiva in centesimi di corona, uso davvero molto inconsueto.
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