Fiume città dell’Impero Austro Ungarico
nell’era dei francobolli: gli annullamenti
VIII° - L’approssimarsi della guerra e la posta a Fiume.
CAMBIAMENTI CULTURALI E POLITICI
I tre decenni di fine secolo ed il breve periodo a cavallo dello stesso, nel portare alla città sviluppo intenso e benessere, furono caratterizzati dalla stretta collaborazione tra la comunità italiana, maggioritaria ed ampiamente orientata all’imprenditoria industriale e commerciale e le autorità ungheresi (Immagine VIII 40).
Grazie a questa sinergia ed in virtù delle sue specificità storiche, linguistiche e territoriali, la comunità italiana poté dirigere il municipio, per alcuni decenni, disporre di un proprio Landtag, ovvero un consiglio regionale chiamato “Dieta di Fiume” e godere di una certa autonomia.
La minoranza croata restò, invece ai margini, essendo formata prevalentemente da lavoratori delle industrie e dalle loro famiglie.
Poco alla volta, tuttavia, il nazionalismo ungherese prese forza, si trasformò da liberale a qualcosa di più etnico ed esclusivistico a danno dell’autonomia di italiani e croati (Immagine VIII 41).
Venne favorito il trasferimento di personale magiaro negli uffici pubblici, la penetrazione della cultura magiara e l’omologazione del sistema scolastico.
Nel 1896 si formò a Fiume il partito autonomista, ad opera dell’avv. Maylender, che ottenne un significativo risultato alle elezioni dell’anno successivo. Nei primi anni del secolo si mise in luce nelle file autonomiste Riccardo Zanella (Immagine VIII 42).
Venne eletto deputato al Parlamento di Budapest nel 1905, dove difese convintamente l’italianità cittadina.
Nel 1908 il primario dell’ospedale Santo Spirito di Fiume, dott. Antonio Grossich (Immagine VIII 43), introdusse l’uso della tintura di iodio nella disinfezione in campo operatorio, fatto scientifico di enorme importanza, che rese Grossich il più autorevole esponente della comunità italiana di Fiume.
Nel frattempo in città prendevano piede posizioni irredentiste che guardavano a Carducci e d’Annunzio e facevano sentire la propria presenza tramite la Voce di Firenze. Vennero anche fondati un’associazione ed il giornale La Giovine Fiume.
Ben presto, tuttavia, il Governo austriaco sciolse l’Associazione per alto tradimento ed avviò una serie di restrizioni sempre più cogenti.
Con la creazione della c.d. Polizia di confine, al posto della guardia cittadina, la repressione di ogni istanza autonomista divenne stringente e questo determinò espressioni di solidarietà anche da parte di diversi esponenti della cultura tra i quali Vittorio Prezzolini, Scipio Slataper, Giovanni Pascoli.
LA GUERRA
Il 28 giugno del 1914 venne ucciso a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono asburgico.
L’episodio fu l’elemento scatenante dello scoppio della prima guerra mondiale (28 luglio 1914).
La maggior parte dei fiumani furono spediti su fronti lontani da quello italiano, qualcuno, eludendo i controlli si unì all’esercito italiano, altri preferirono disertare.
Con la battaglia di Vittorio Veneto (dal 24 ott. al 3 nov. 1918) si arrivò all’epilogo del conflitto mondiale, ma, come noto, la questione di Fiume rimase irrisolta, in quanto la città non era compresa negli accordi del Patto di Londra.
Il Governo italiano, infatti, nel porre le condizioni per intervenire a fianco degli alleati, aveva previsto un ridimensionamento dell’Impero Austro-Ungarico, ma non il suo disgregamento.
Restava, dunque, aperto il problema di quei territori, non compresi negli accordi, in cui la maggioranza della popolazione era italiana e non avrebbe accettato di entrare a far parte di uno stato Croato.
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(Immagine VIII 40) – Fiume il porto agli inizi del 1900
(Immagine VIII 41) – Il Parlamento di Budapest.
(Immagine VIII 42) – Riccardo Zanella.
(Immagine VIII 43) – Antonio Grossich.