Fiume città dell’Impero Austro Ungarico
nell’era dei francobolli: gli annullamenti
I - la repressione dei moti del 1848 e la prima emissione austriaca
LA REPRESSIONE DEI MOTI DEL 1848 ED IL VENTENNALE REGIME CROATO
I Croati dettero sostegno alla sanguinosa repressione austriaca dei moti del 1848, ad opera del gen. Alfred von Windisch Graez e del Bano Joseph Jelacic, in quanto il movimento pancroato era mobilitato in funzione anti ungherese.
Quando il viceconte Bunjievac, alla guida di un gruppo di armati croati, occupò Fiume, scrisse una relazione al Conte Jelacic nella quale presentava il fatto come un’iniziativa tesa a riportare la città nel grembo croato, rotti, finalmente i legami che l’avevano tenuta unita all’Ungheria.
L’occupazione croata di Fiume, si trasformo in un vero “regime” che durò un ventennio, rappresentando una sospensione del Corpus Separatum e l’aggregazione ope legis all’amministrazione civile, politica ed economica croata.
L’imperatore Ferdinando I, durante i momenti più critici aveva abbandonato Vienna. Finita la tempesta, debole e malato di mente, dovette abdicare. A seguito della rinuncia del padre, salì al trono imperiale il nipote Francesco Giuseppe.
IL DIFFICILE SVILUPPO DELLA CITTA’ DI FIUME
A metà secolo Fiume venne elevata a Post – Direction, peraltro, dipendente dalla lontana Direzione di Varasdino, (Varazdin), che a sua volta dipendeva da Vienna.
Era di dimensioni modeste, ma già città commerciale e porto franco, nel quale avevano accesso anche grandi navi, con proprio Capitolo, parrocchia e convento dei Cappuccini, sede di Magistrato Civico, dotata di uffici ed attività quali, magazzino del sale, dogana, ufficio superiore della trigesima, ufficio postale, manifattura dei tabacchi, liquori (rosolio) e zuccheri.
La crescita economica e demografica della città, controllata di fatto dai Croati, era condizionata dalla preferenza austriaca per Trieste, su cui veniva fatto gravitare tutto il bacino danubiano ungherese e che controllava anche i traffici marittimi con la Dalmazia.
Il porto aveva un movimento marittimo commerciale pari ad un quinto circa di quello di Venezia e ad appena un ventesimo di quello di Trieste.
Nel secolo delle innovazioni tecnologiche Trieste ebbe efficienti linee telegrafiche e nel 1857 poté inaugurare il nuovo tronco ferroviario con Postumia, Lubiana e Vienna.
Fiume, invece, dovette raccordarsi con una via postale a S. Peter (Pivka), in Istria, dove il sacco della posta veniva caricato sul treno.
L’EMISSIONE DEI PRIMI FRANCOBOLLI AUSTRIACI
Il 1.06.1850 vennero emessi i primi francobolli austriaci. Si tratta di 5 valori con valori in kreuzer per l’Austria e per tutti gli Stati Ereditari (Immagine I 00) ed in centes per il Regno Lombardo Veneto.
La doppia emissione, i cui colori e disegno sono eguali ed il cui valore facciale è pressoché equivalente, fu necessaria in quanto gli accordi di pace non consentivano l’annessione tout court all’Impero di alcuni territori (es. il Veneto), che con la Lombardia formava il Regno Lombardo Veneto.
L’uso dei francobolli e l’abbandono delle vecchie abitudini postali, quali la spedizione di lettere in porto assegnato, richiese, ovviamente del tempo (Immagine I 01).
Il nuovo sistema, in ogni caso dispiegava notevoli vantaggi in termini di chiarezza per l’utenza. Ai nominali da 2, 3, 6 e 9 Kreuzer per l’Austria e da 10, 15, 30 e 45 cent. per il Lombardo Veneto, venivano, infatti, a corrispondere tariffe omogenee per scaglioni di peso (lotti) e distanze: 1 lotto nel distretta, I^, II^, III^ distanza.
I francobolli austriaci ebbero validità sino al 31.10.1858 e furono tollerati sino al 31 dicembre.
Nel decennio successivo, le nuove abitudini si consolidarono con la stipula di diverse convenzioni tra Stati con ordinamento postale omogeneo e la creazione della Lega austro italica e della Lega austro germanica, che precorrevano quello che sarebbe stata l’U.P.U.
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Immagine I 00 – La prima emissione austriaca del 1850.
Immagine I 01 –13.9.1850 Lettera franca con 9 Kr. (importo della tassazione al verso) pagati all’Ufficio postale anziché tramite francobollo. Al confine, ulteriore segno di tassa di 32 bajocchi, per le competenze pontificie.