BREVE STORIA DI FIUME
(sino alla metà del settecento)
Le prime presenze abitative nella zona di Fiume, oggi Rijeka, risalgono al paleolitico ed al neolitico, mentre i ruderi del preistorico castello sul colle di Tersatto risalgono all’età del bronzo e del ferro.
Quest’ultimo dominava la baia ed il porto già all’epoca dell’insediamento celto – illirico.
I Romani cominciarono la penetrazione delle zone abitate dagli Illiri, da essi chiamati Liburni, muovendo le proprie legioni dall’importante città di Aquileia, nel 181 a.c. ed in un paio d’anni conquistarono tutta l’Istria e la stessa Fiume.
La definitiva sottomissione e pacificazione di quei territori richiese tempo, ma all’epoca di Augusto essa fu completa: nel 129 a.c. la Liburnia Romana, X regione dell’Impero, si estendeva dal fiume Arsa, sul versante orientale dell’Istria, sino al fiume Cherca, all’altezza di Sebenico. Centro amministrativo ne era Scardona (vedi immagine 00).
Il cuore della vita pubblica cittadina fu trasferito dai romani sulla sponda destra del fiume Eneo (oggi Rijecina), grosso modo in corrispondenza dell’attuale città vecchia, dove ancor oggi sorge l’arco romano (vedi immagine 0).
Il nome dell’abitato divenne Tarsatica, versione latina del celto – illirico Tarsch, nome del primitivo abitato.
Il Medioevo stende una cortina nebbiosa sulla storia fiumana, già assai povera di fonti. Pare certo, comunque, che dovette subire la furia delle invasioni barbariche e venne forse distrutta una prima volta da Attila.
Una seconda volta, venne punita da Carlo Magno, attorno all’anno 800, che ne dispose la distruzione per vendicare la morte del duca Enrico, ucciso dai fiumani al ritorno da un’azione vittoriosa contro gli Avari.
Le fonti storiche riferiscono che la città venne ricostituita in due nuclei: uno, Tersatto, in cima alla collina, dove si trovava anche il castello medievale e la chiesa di San Vito, da cui i nomi Flumen Sancti Viti e Terra Fluminis Sancti Viti; l’altro in basso, sul lato occidentale del fiume, nel luogo dell’antico insediamento romano.
Nel 1139 venne affidata come feudo dal Patriarca di Aquileia ai Duinati e nel XIV secolo venne governata per diversi periodi dai Conti di Duino, dai Frangipani, principi di Veglia e dalla famiglia Walsee. Nel 1466, infine, passò sotto il diretto controllo austriaco degli Asburgo.
Nei primi tempi il controllo della Casa d’Austria, tuttavia, non fu affatto tranquillo, spesso solo nominale. Fiume per un verso si fregiava del titolo di “fedelissima” della Corona d’Austria, essendo impegnata accanto alla stessa nel conflitto senza fine tra Imperatore e Doge, per altro verso era città “autonoma” e per questo doveva far conto sui suoi commerci e traffici marittimi, inclusa un’economia sommersa con Venezia, il nemico.
La città aveva, allora, dimensioni modeste: contava circa 3000 abitanti (vedi immagine 01).
Nel XVI secolo conobbe un periodo di particolare sviluppo economico grazie ai più stretti legami con Laibach (Lubiana) e la Carniola oltre ai commerci di ferro, olio, legna, lana, bestiame e pelli.
Dovette, però, anche sopportare le occupazioni venete nel 1508, 1509 e 1511. Inoltre, tra il 1570 ed il 1617 i veneziani mantennero il blocco del Quarnaro. Il blocco marittimo, gli attacchi degli Ottomani, le lotte dei Veneziani con i pirati Uscocchi, unitamente ai conflitti per la successione al trono ungherese, ebbero l’effetto di interromper le comunicazioni sia per terra, sia per mare e determinarono la brusca frenata dell’economia.
La situazione prese a schiarirsi nella seconda metà del XVII secolo. Con la fondazione del Collegio dei Gesuiti migliorò il sistema scolastico e la cultura, in particolare quella ispirata alla romanità.
Dal XVIII secolo, poi, anche l’economia ebbe notevole impulso. Il 18.3.1719 Fiume venne dichiarata, come anche Trieste, “Porto Franco”.
Trieste sarebbe divenuta lo sbocco a mare di Vienna e dell’Austria, mentre Fiume ed il suo porto si apprestavano a diventare il naturale sbocco della grande nazione ungherese.
Carlo VI d’Asburgo, che al titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero poté unire svariati titoli, tra cui quello di Re d’Ungheria, con il nome di Carlo III, istituì anche il Kunsterland del Litorale, poi divenuto, nel 1748 Provincia Mercantile del Litorale, sotto Maria Teresa d’Austria.
Essa aveva giurisdizione sui porti di Aquileia, Trieste, Fiume, Buccari, Portorè, Segna e Carlopago.
Città di riferimento della nuova entità amministrativa era Trieste, dove aveva sede la Suprema Intendenza, ma anche Fiume poté trarre benefici significativi dalla nuova situazione, caratterizzata dal peso politico degli Asburgo e dal declino della Serenissima.
Le comunicazioni terrestri, sino ad allora quasi esclusivamente via mare, poterono contare, dal 1720, di una strada carreggiabile che conduceva a Pehlin e S. Matteo, innestandosi sulla nuova strada per la Germania. Quest’ultima, a Lipa, si divideva deviando da un lato verso Trieste e proseguendo, dall’altro a nord verso Adelsberg (Postumia) e Lubiana.
Nel 1750, venne attivata una società di raffinazione dello zucchero, esente da dogana e tassazione, che diede lavoro ad oltre 700 dipendenti, tra fiumani, austriaci e stranieri. Crebbe anche l’attività mercantile marittima e la popolazione aumentò sino a 5000 abitanti (vedi immagine 02)
Poco meno di 30 anni dopo, il 23.4.1779, Maria Teresa d’Austria alla Corona ungherese e dichiarava Fiume Corpus separatum annesso al Regno d’Ungheria.
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FONTI:
Sito web “Città di Fiume, Capitale europea della cultura nel 2020” https://www.rijeka.hr/it/amministrazione-cittadina/storia-di-fiume.
“Appunti per una storia postale di Fiume in Liburnia ora Rijeka in Croazia”, di Francesco Carlotto, in Il Nuovo Corriere Filatelico n. 49/65 – 1984.
“Fiume – Storia postale” parte prima, Roy A. Dehn in Il Nuovo Corriere Filatelico, Firenze n. 33, 1981.
Diploma di Maria Teresa che costituisce Fiume e il suo distretto corpo separato annesso al Regno d’Ungheria, in Archivio di Stato – Fiume.